Si metta agli atti che un genitore, quando diventa tale soprattutto nei primi anni di vita dei bimbi, la noia non la prova, e probabilmente dimentica istantaneamente a cosa collegare questo termine perchè non ha il tempo materiale per annoiarsi. Si metta altresì a verbale che la noia è un termine che per sua natura presuppone comportamenti e non-azioni che un genitore non può nemmeno immaginare, pertanto la noia di cui si parla è esclusivamente quella che provano i figli. Sono loro che, arrivato giugno, nonostante perduri da parte dei genitori una certa programmazione ed organizzazione modello tetrix dei campi ricreativi in cui inserirli (si legga a questo proposito Giugno con il bene che ti voglio), iniziano una nenia infinita e spesso anche tediosa sull’impiego del tempo. I figli in estate si annoiano, inderogabilmente, incredibilmente, incomprensibilmente……oserei anche dire….finalmente!!!!!!
figli
Chi è genitore ha sicuramente presente quale sia il mese dell’anno più temuto, più minaccioso, quello al cui pensiero cadono goccioloni di sudore grandi come noci di cocco. Il mese che ogni genitore vorrebbe cancellare dal calendario, nonostante sancisca definitivamente l’avanzare del periodo estivo, il tepore delle sere passate fuori casa girando in bicicletta con la brezza serale che rinfresca dal caldo afoso che inizia ad esserci durante il giorno.
Il mese di cui parliamo è giugno, un mese terrificante per un unico importante motivo: a giugno finisce TUTTO.
Giugno è un mese stupendo e contemporaneamente …..agghiacciante!!!!!!
Recentemente ho visto il video dei nostri amici Elisa e Luca di Miprendoemiportovia in cui aprivano le porte del loro appartamento per farci entrare a visitare i luoghi e le stanze (oltre che gli oggetti) che più parlano di viaggi. Il video si concludeva chiedendo a noi, che lo stavamo guardando, quale stanza della nostra casa parlasse più di viaggi e così ho riflettuto e ho risposto che a casa nostra non c’è una stanza che racconta di viaggi veri e propri, ma del viaggio più bello che abbiamo iniziato a fare 14 anni or sono e che nel frattempo si è triplicato: il viaggio di essere genitori.
Come probabilmente è presumibile che sia, la nostra casa parla di figli, trasuda proprio della loro presenza (a volte diciamo pure che ne è sopraffatta!!!!).

paghetta
Recentemente a scuola da mia figlia grande hanno affrontato con la psicologa l’argomento paghetta. In casa di paghette non ne abbiamo mia parlato, anche perchè nessuno dei figli ha mai tirato fuori il tema: se hanno bisogno di soldini per compleanni, una cioccolata con le amiche, una pizza di solito ce li chiedono. Non c’è una cifra settimanale per queste cose, che non sono ancora la normalità. Ma l’argomento in classe ha sollevato opinioni contrastanti, alcune a favore della paghetta, altre invece decisamente contrarie.
Dunque è giusto dare la paghetta ai figli? Sì o no?
E’ una domanda che i miei figli non mi hanno ancora fatto, ma che ogni tanto immagino sentirmi rivolgere, sicuramente in mezzo ad una rotonda, o mentre ho 10 kg di borse per le mani, o ancora mentre stanno per scendere dalla macchina prima di entrare a scuola e sta suonando la seconda campanella (ricordate il post sulle domande imbarazzanti dei figli Meglio un uovo oggi? Decisamente sì!!!!).
Ecco, io mi aspetto che i miei figli mi chiedano “Mamma, che cos’è l’amore?”, ma se non dovessero farlo, mi preparo una lista di quello che secondo me non è, perchè darne una definizione è sempre un pò come voler contare le stelle.

Maternità
Se qualcuno mi chiede da quanti anni sono mamma devo fermarmi a pensare un attimo perchè non mi viene naturale fare il conto: fisiologicamente lo sono da 13 anni, ma mentalmente da tanto tempo prima. Io sono quella che fino a circa 16-17 anni non vedeva nemmeno i bimbi per strada, non si accorgeva quasi della loro presenza sulla faccia della terra: certo erano carini, bellini, buffini, ma niente di più. Poi ad un certo punto qualcuno deve avermi fatto decisamente un incantesimo e ho iniziato a pensarmi sempre e solo come madre. Pur non essendolo. Pur non potendolo essere per molto tempo comunque, considerando gli studi miei, del moroso, la mancanza del lavoro, della casa…e si sa che già due cuori e una capanna sono complicati, figuriamoci tre di cui uno appena palpitante ed esigente di una serie di attenzioni!
Ad ogni modo la maternità per me è sempre stata presente, potrei dire proprio ingombrante (nel senso che occupava gran parte dei miei pensieri e stava anche decisamente preoccupando chi mi era di fianco…..).